Gladis Alicia Pereyra stabilisce con il proprio lettore un sodalizio impegnativo per entrambi: circa 400 pagine di quello che potrebbe essere definito un ‘affresco’ storico ambientato in pieno Medioevo. Per la precisione, nella Firenze del ‘200, periodo di particolarissima ricchezza storica, letteraria e politica, della quale l’autrice ci rende un quadro dettagliato, ponendo a diverse distanze focali personaggi e avvenimenti quali le Crociate e la guerra, le eresie e le turbolenze interne alla Chiesa, con il ripensamento sul pontificato di Celestino V. In particolare, è la città a farla da protagonista: Giano della Bella e le famiglie Cerchi e Donati, i guelfi bianchi e neri, Guido Cavalcanti, la costruzione di Santa Maria del Fiore…
In questo scenario già tanto fitto, si inseriscono le storie – quasi di ‘formazione’ – dei giovani, Guido, Lapo, Fiammetta e Agnola. Anche qui, la trama de ‘Il cammino e il pellegrino’ non lesina avvenimenti e rivolgimenti: una crisi mistica, un matrimonio di convenienza, uno stupro con conseguente nascita dell’erede di un’importante famiglia.
Si aggiunga che Pereyra rende questa congerie di elementi in uno stile mimetico, in cui l’ambientazione coincide con il linguaggio: qualunque pagina del romanzo si prenda, anche nelle parti indirette, al lettore è offerta e richiesta una sorta di full immersion medievistica. Dall’incipit, “Sei trombe lunghe si lanciano verso l’alto, come luccicanti steli”, alle descrizioni delle palpitazioni giovanili dei quattro, “dal comportamento non traspare più quell’intima sofferenza che tanto impensieriva”, “la sua anima si dibatte sbalordita, attanagliata da questo tormento sconosciuto”, alle descrizioni paesaggistiche, “l’alito dei tamburi corre sfrenato sull’erta bianca di neve e di luna”, “i seni sussultano come groppe di puledri al galoppo”, “la montagna si apre un varco tra le stelle, fredde come schegge di ghiaccio luminoso”.
C’è insomma una stretta coerenza tra struttura e forma, plot narrativo e afflato verbale: dalla prima all’ultima riga il testo scorre mantenendo ciò che promette, e che non è poco. Sarebbe stato per questo forse opportuno dare alla veste editoriale una maggiore articolazione, al fine di presentare adeguatamente un’opera che si pone agli antipodi della letteratura ‘mordi e fuggi’ oggi di moda.
Marco Ferrazzoli
Pubblicato il 27 aprile 2011 su ALMANACO DELLA SCIENZA Quindicinale a cura dell’Ufficio Stampa del CNR