Il Frate, sorridendo rassicurante, invitò la sua ospite a entrare; lei si avvicinò al tavolo e restò in piedi, respingendo con un grazioso movimento della mano la sedia che Nerino le offriva. Sul tavolo c’era un vassoio con i gioielli presi nella nave appena predata e nient’altro. <<Ecco i vostri gioielli, potete prendere soltanto quelli che appartengono a voi e alle vostre parenti>>. Lei lo guardò severa. <<E quelli delle altre donne?>> <<Quelli restano a me>> le rispose serio ma gli occhi sorridevano. <<Siamo venute a nome di tutte le altre>> s’intestardì lei ricambiando lo sguardo con calma un po’ sdegnosa; lui non si lasciò convincere. Quel piccolo alterco lo divertiva, lo incantava, avrebbe voluto che si protraesse il più a lungo possibile. Osservava deliziato quel volto dai lineamenti regolari; il naso dritto, la bella bocca piena che ora si curvava indispettita. Lei non dimostrava alcun timore, sembrava piuttosto una bambina viziata a cui viene negato un capriccio. Nerino le allungò un piatto d’argento e la pregò di mettervi i gioielli che avesse riconosciuto come suoi tra quelli del vassoio. La donna si arrese con riluttanza. Cominciò a prendere uno per uno i monili e dopo averli guardati bene li andò depositando o sul piatto o sul tavolo. Nerino non riusciva a staccare gli occhi dall’armoniosa linea del suo collo che emergeva flessuoso dalla veste, il cui rosso la calda luce del tramonto intensificava. Le mani, dalle dita sottili, rimestavano con grazia tra l’oro e le pietre del vassoio. A un certo punto trovò un anello sormontato da una pietra verde che sembrava smeraldo e lo posò sul piatto con evidente soddisfazione. Nerino lo prese e finse di osservarlo attentamente. Lei si era fermata e lo guardava inquieta. <<Bello>> commentò lui mentre lo infilava nel dito mignolo della mano sinistra. <<E’ il mio anello di nozze>> dichiarò lei, arrossendo leggermente. <<Ah, allora siete sposata, peccato>>. Si guardarono; una corrente emotiva repentina e molto forte viaggiò veloce dall’uno all’altra unendoli per un istante. Fu una brevissima, intensa, frazione di tempo; la donna abbassò gli occhi in fretta cercando di nascondere l’inattesa emozione e finse di occuparsi dei gioielli, l’anello era ormai dimenticato. Nerino, scosso anche lui, restò a guardarla, poi andò verso una cassapanca e tornò con una preziosa collana tempestata di gemme. <<Voglio tenermi l’anello come ricordo di questo incontro. In cambio vi offro questa collana; guardatela bene, avete tutto da guadagnare con lo scambio>>. Lei rimase interdetta fissando la collana senza osare prenderla, dopo una piccola esitazione alzò dignitosa gli occhi verso il volto malizioso del suo tentatore, si sentiva di nuovo padrona di sé, ma la sua sicurezza svanì presto. <<Vi ho detto già messere che questo anello ha una particolare importanza per me, vi ringrazio per la vostra generosa offerta ma non posso accettare>>. Lui si avvicinò ancora. <<Anche per me questo anello ha una particolare importanza. Giuro che lo porterò sempre e ogni volta che lo guarderò ricorderò con nostalgia la vostra bellezza>>. <<Vi prego, non insistete. Cosa potrei dire a mio marito se non riporto indietro l’anello>> Erano così vicini che Nerino percepiva, come una promessa, il rinnovarsi del turbamento nel giovane corpo sotto le pieghe accese della veste. <<A vostro marito direte che l’anello si è perso, forse è rotolato sul ponte e finito in acqua>> suggerì. <<Non è possibile che una tal cosa accada>> balbettò lei con le guance in fiamme, tutta confusa, senza osare guardarlo né allontanarsi. Lui continuava a pregarla, insidioso, con una voce morbida come una carezza. <<Vi prego, non siate così insensibile, non mi abbandonate senza lasciarmi questo piccolo ricordo>>. La prese per le spalle e la fece girare, il suo gesto fu così naturale e delicato che lei non pensò a ribellarsi e lasciò che le circondasse il collo con la preziosa collana. Nerino lottava con il fermaglio che non riusciva a chiudere e con il desiderio di baciare il biancore vellutato della sua nuca, lì dove nascevano i capelli il cui colore ricordava il guscio delle castagne silvestri. Dalla sua persona si sprigionava un odore carnale, un po’ selvatico che gli svegliava violentemente i sensi. Si scostò a malincuore e le chiese di girarsi, lei ubbidì a occhi bassi. <<Madonna, anche se non esiste collana degna della vostra bellezza, questa sembra fatta per voi. Vi prego di accettare lo scambio, così ogni volta che l’indosserete sentirete che vi sto pensando>>. La giovane alzò gli occhi e lo fissò; dallo sguardo il turbamento era scomparso e restava soltanto una serena dolcezza che intenerì Nerino. <<Avete vinto, accetto lo scambio e che Dio voglia perdonarmi la bugia che racconterò. Ora voglio andare, ho già recuperato tutti i gioielli. Vi ringrazio, siete un uomo gentile>>. <<Sono un furfante gentile>>, la corresse sorridendo e aggiunse <<mi lascerete senza dirmi il vostro nome?>> <<Mi chiamo Anna>>.
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