Finita la riflessione e lasciato da parte il dubbio, ritentò di percorrere con la mente, passo a passo, le sue azioni della vigilia dopo il rientro. Aveva chiuso la porta a chiave, n’era certa, e aveva appeso le chiave nella casetta, era andata in camera, aveva posato la borsa sul comò, si era spogliata e indossato il pigiama, era andata in bagno e poi nell’atelier. A questo punto la colse un presentimento che la fece precipitare nella stanza dove lavorava.
La porta era aperta e anche la finestra che dava sul terrazzo e il sole, ancora mite delle otto del mattino, lasciava una striscia di luce polverosa su due dipinti appesi a un muro, offuscandone i colori.
Camilla, prima ancora di entrare, vide il cavalletto vuoto e il cuore ebbe un sussulto e si mise a galoppare. Si avvicinò al cavalletto fissandolo intensamente come se il suo sguardo avesse il potere di far comparire il dipinto che ieri sera era rimasto lì e ora non c’era più. -Non è possibile…- balbettò ad alta voce -non è possibile!-. urlò quasi e, nonostante fosse sicura di aver lasciato sul cavalletto l’opera a cui aveva lavorato per giorni e che proprio ieri aveva finito di asciugarsi, si mise a cercarla disperatamente tra alcune tele ammucchiate contro una parete.
La ricerca, ritenuta vana fin dall’inizio, non diede alcun risultato, come temeva. L’atelier era semivuoto e per capire che il dipinto era scomparso bastava guardare in giro.
In preda al panico corse in camera, rovistò nei cassetti del comò, in quelli dell’armadio, tra le scatole di scarpe, tra le borse, tra la biancheria, sotto il letto. Lasciò la camera ed entrò nella stanza semivuota dove c’era la libreria e poi cercò in salotto, in cucina, persino in bagno. L’appartamento era sottosopra e lei sull’orlo di una crisi nervosa. -Stai calma- si ammonì e non senza sforzo riprese il controllo che rischiava di perdere. É inutile che continui a cercare in posti dove non lo avresti messo mai, ieri sera lo hai lasciato sul cavalletto e basta e se ora non c’è più è perché te lo hanno rubato. Allora dovette arrendersi a un’evidenza che finora aveva cercato di non prendere in considerazione perché era troppo inquietante: qualcuno era entrato nell’appartamento, era passato davanti alla porta della camera dove lei, ignara, dormiva e, forse, vi era persino entrato e poi era andato nell’atelier, aveva preso il dipinto ed era uscito lasciando la porta spalancata.
Terrorizzata immaginò ciò che avrebbe potuto succederle e si precipitò a cercare il cellulare che in quel preciso momento si era messo a squillare.
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